Si tratta invece di una dimensione di relazione umana che dopo tanto tempo ho avuto la fortuna di provare di nuovo e che dopo una sospensione di alcuni mesi mi ha riportato a vivere con nuova consapevolezza.
La fortuna, che mi capitò qualche anno fa, di incontrare, tramite quella omonima associazione, la realtà delle famiglie arcobaleno, si è ripetuta qualche settimana fa, quando in circostanza non programmate e passando da Ferrara ho avuto la bellissima idea di contattare due amiche che vivono lì, di poterle rivedere e riabbracciare con le loro figlie di 9 anni e di riprendere la nostra conoscenza e dialogo.
Di loro, e del rapporto che hanno tra loro e con le loro figlie, è assoluta ed evidente in ogni momento la dimensione di mamme e questo ruolo che assumono costantemente che riveste le decisioni quotidiane come quelle dei progetti di vita e da cui deriva il loro impegno nell’associazione che rappresenta la loro famiglia.
Bellissimo capire che di loro mi “intrippa” la personalità delle persone singole che si confermano uniche e vere, e la loro dimensione individuale di mamme, ciascuna con la sua personalità, e anche come insieme, di coppia, dove ciascuna interpreta il suo ruolo con il suo particolare carisma.
Oddio, il fatto che siano lesbiche è un dettaglio del tutto trascurabile ma è questa condizione che le contraddistingue totalmente da altre coppie e famiglie e rende loro necessario impegnarsi per portare avanti una battaglia che renda la loro famiglia uguale come diritti alle altre famiglie che vivono intorno alla loro casa, certo ciascuna di esse avrà pur certo la sua specifica realtà, dimensione e storia, proprio come la loro.
Ecco allora che l’incontro di un genitore rainbow, che vive una dimensione di genitore (pur separato) e di omosessuale, proprio come la loro, ecco che si trova ad essere “stregato” da questa magnifica dimensione umana di condivisione di ruoli e di responsabilità di rappresentazione di coppia, di genitorialità e di famiglia.
A casa loro io mi sento a casa, so di essere contornato da attenzione e cura, sento intera la dimensione di protezione e di educazione che risiede nel.dialogo fra le mamme e le loro figlie, che crescono consapevoli della presenza delle loro mamme e anche con la consapevolezza della necessità delle loro battaglie quotidiane per essere rappresentate come famiglia in un mondo che non le contempla.
Io le ringrazio per avermi ancora una volta accolto nel loro nido e avermi fatto respirare questa dimensione unica e grande della loro famiglia, atipica e pienamente famiglia, ovvero rappresentazione perfetta ed integrata della loro dimensione di coppia e della loro dimensione genitoriale..
Io, che ho una figlia da mia moglie da cui sono separato e divorziato, e che vivo la mia dimensione di genitore in una famiglia allargata e che con la mamma esercitiamo pienamente,
E qui scaturisce con forza l’amara riflessione.
Una famiglia arcobaleno con due mamme è una condizione reale ma non prevista dallo stato italiano.. lo Stato? Quello stato che in virtù del suo essere Stato dovrebbe tutelare i suoi cittadini e cittadine? Lo Stato che dovrebbe tutelare costituzionalmente queste bambine nella loro dimensione di famiglia e che invece si dimostra stato assente e patrigno e le obbliga ad emigrare per vedere riconosciuta la loro condizione di figlie delle loro due mamme.
Povero paese l’Italia che emargina e tradisce la fiducia di chi non riconosce pienamente come figlio/a, e lo rinnega e lo respinge, ledendo il diritto primario del riconoscimento della sua identità familiare.
Altrove, in un altro spazio e in un altro tempo, vi accoglieranno e così invece oggi noi ci perdiamo l’opportunità di riconoscere come paese civile, il fondamento di una famiglia e il fondamento dell’amore. Abbiamo veramente fallito il progetto di questo paese.
E rimane in me la voglia e la consapevolezza della forte identità della mia condizione di genitore omosessuale con la loro e di voler lottare per i loro per gli stessi diritti, che appartengono totalmente anche a me, pur avendo una condizione di vita totalmente diversa. I loro diritti e quelli delle loro figlie mi appartengono come essere umano e come cittadino di questo paese che è lo stesso paese mio e di mia figlia.
Sono consapevole che la stessa ottusità che non contempla oggi la vostra famiglia è la stessa omofobia che mi ha impedito nella mia fanciullezza ed adolescenza di riconoscermi come omosessuale e di vedermi in un giorno futuro, come il futuro padre che volevo diventare, vivendo una condizione di coppia genitoriale ed affettiva come la vostra.
Care Chiara e Roberta, al vostro fianco nelle vostre e nostre battaglie io ci sono.
Fabrizio