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tutto quello che mi passa per la mente

una famiglia arcobaleno e un genitore rainbow

Quello che voglio condividere oggi non è una riflessione sul tema di due associazioni del panorama glbtiq italiano. 

Si tratta invece di una dimensione di relazione umana che dopo tanto tempo ho avuto la fortuna di provare di nuovo e che dopo una sospensione di alcuni mesi mi ha riportato a vivere con nuova consapevolezza.

La fortuna, che mi capitò qualche anno fa, di incontrare, tramite quella omonima associazione, la realtà delle famiglie arcobaleno, si è ripetuta qualche settimana fa, quando in circostanza non programmate e passando da Ferrara ho avuto la bellissima idea di contattare due amiche che vivono lì, di poterle rivedere e riabbracciare con le loro figlie di 9 anni e di riprendere la nostra conoscenza e dialogo.

Ho capito bene rivedendole, e riprendendo un filo di discorsi addipanatisi un discreto tempo fa, quanto sia forte il legame che mi fa sentire profondamente unito alla loro dimensione di vita. Loro, come altre persone che ho nel cuore che hanno fatto la stessa scelta di mettere su famiglia come coppia omogenitoriale, mi hanno accolto nella loro casa e mi hanno dato modo di condividere la loro dimensione quotidiana e familiare. Ho potuto così rinnovare e rivedere intatta quella dimensione di vita che mi ha affascinato al loro primo incontro,  la loro dimensione genitoriale.
Le due donne intelligenti e dolci che ho davanti a me con le loro figlie, e che posso osservare nel dialogo con le loro bambine, sono due mamme spettacolari.

Di loro, e del rapporto che hanno tra loro e con le loro figlie, è assoluta ed evidente in ogni momento la dimensione di mamme e questo ruolo che assumono costantemente che riveste le decisioni quotidiane come quelle dei progetti di vita e da cui deriva il loro impegno nell’associazione che rappresenta la loro famiglia.

Nel Nostro Mondo Colorato
Nel nostro mondo colorato – la famiglia di Chiara e Roberta Emma e Giada
Bellissimo respirare i momenti insieme con le loro figlie, sentire i racconti dei loro giochi ed impegni quotidiani, vederle cresciute e sentirle continuare a crescere con la consapevolezza della loro singolarità e della differenza che contraddistingue la loro dalle altre famiglie.

Bellissimo capire che di loro mi “intrippa” la personalità delle persone singole che si confermano uniche e vere, e la loro dimensione individuale di mamme, ciascuna con la sua personalità, e anche come insieme, di coppia, dove ciascuna interpreta il suo ruolo con il suo particolare carisma.

Oddio, il fatto che siano lesbiche è un dettaglio del tutto trascurabile ma è questa condizione che le contraddistingue totalmente da altre coppie e famiglie e rende loro necessario impegnarsi per portare avanti una battaglia che renda la loro famiglia uguale come diritti alle altre famiglie che vivono intorno alla loro casa, certo ciascuna di esse avrà pur certo la sua specifica realtà, dimensione e storia, proprio come la loro.

Ecco allora che l’incontro di un genitore rainbow, che vive una dimensione di genitore (pur separato) e di omosessuale, proprio come la loro, ecco che si trova ad essere “stregato” da questa magnifica dimensione umana di condivisione di ruoli e di responsabilità di rappresentazione di coppia, di genitorialità e di famiglia.

A casa loro io mi sento a casa, so di essere contornato da attenzione e cura, sento intera la dimensione di protezione e di educazione che risiede nel.dialogo fra le mamme e le loro figlie, che crescono consapevoli della presenza delle loro mamme e anche con la consapevolezza della necessità delle loro battaglie quotidiane per essere rappresentate come famiglia in un mondo che non le contempla.

Io le ringrazio per avermi ancora una volta accolto nel loro nido e avermi fatto respirare questa dimensione unica e grande della loro famiglia, atipica e pienamente famiglia, ovvero rappresentazione perfetta ed integrata della loro dimensione di coppia e della loro dimensione genitoriale..

Io, che ho una figlia da mia moglie da cui sono separato e divorziato, e che vivo la mia dimensione di genitore in una famiglia allargata e che con la mamma esercitiamo pienamente, condividendolo, il ruolo genitoriale, con la nostra assidua presenza nei confronti di nostra figlia ma anche nella forzosa distanza di genitori separati, sono ammaliato quando incontro quella dimensione piena di famiglia e di totale familiarità e condivisione di impegno che è la famiglia delle mie amiche Roberta e Chiara Bonora-Zangoli, unite in matrimonio a Barcellona nel 2010, con le loro figlie Emma e Giada riconosciute Bonora-Zangoli per lo stato spagnolo, pienamente figlie di entrambe le loro mamme, che vivono invece nella loro città e nella loro scuola la dimensione di bambine diverse, non contemplate dal loro paese, non tutelate e non riconosciute nel loro diritto di avere due mamme. E mentre vivono una meravigliosa dimensione di condivisione e di famiglia nelle loro case.

E qui scaturisce con forza l’amara riflessione.

Una famiglia arcobaleno con due mamme è una condizione reale ma non prevista dallo stato italiano.. lo Stato? Quello stato che in virtù del suo essere Stato dovrebbe tutelare i suoi cittadini e cittadine? Lo Stato che dovrebbe tutelare costituzionalmente queste bambine nella loro dimensione di famiglia e che invece si dimostra stato assente e patrigno e le obbliga ad emigrare per vedere riconosciuta la loro condizione di figlie delle loro due mamme.

Povero paese l’Italia che emargina e tradisce la fiducia di chi non riconosce pienamente come figlio/a, e lo rinnega e lo respinge, ledendo il diritto primario del riconoscimento della sua identità familiare.

Altrove, in un altro spazio e in un altro tempo, vi accoglieranno e così invece oggi noi ci perdiamo l’opportunità di riconoscere come paese civile, il fondamento di una famiglia e il fondamento dell’amore. Abbiamo veramente fallito il progetto di questo paese.

E rimane in me la voglia e la consapevolezza della forte identità della mia condizione di genitore omosessuale con la loro e di voler lottare per i loro per gli stessi diritti, che appartengono totalmente anche a me, pur avendo una condizione di vita totalmente diversa. I loro diritti e quelli delle loro figlie mi appartengono come essere umano e come cittadino di questo paese che è lo stesso paese mio e di mia figlia.

Sono consapevole che la stessa ottusità che non contempla oggi la vostra famiglia è la stessa omofobia che mi ha impedito nella mia fanciullezza ed adolescenza di riconoscermi come omosessuale e di vedermi in un giorno futuro, come il futuro padre che volevo diventare, vivendo una condizione di coppia genitoriale ed affettiva come la vostra.

Care Chiara e Roberta, al vostro fianco nelle vostre e nostre battaglie io ci sono.

Fabrizio

i miei ritratti di altre famiglie arcobaleno

in god we do not need to trust..

riprendo il tema della mia opera in relazione a questa  sollecitazione di oggi di bergoglio. Francesco Non sono d’accordo e la frase citata è non solo discriminatoria e pregiudizievole  ma si basa su un assunto che è falso e lo spiego. Adorare un dio senza coglierne il significato è inutile. Se non si comprende che il dio è suggello rispetto al comportamento etico che vuol dire “responsabile e rispettoso” delle persone nei confronti di altri esseri umani e dell’ambiente e che quello è il principio ispiratore di una vera etica dio è inutile anzi toglie la responsabilità della scelta etica nell’uomo collocandola nella mente astratta divina e rimuovendola da quella della persona.  La vera Etica è un’etica che non ha il bisogno di un dio ma è quella che nasce dall’intimo desiderio e inclinazione di una persona verso il rispetto di ciò che è altro da sé e verso il sentirsi responsabile di quanto agisce e non agisce nei confronti dell’altro/a. ammantare questo senso di responsabilità da un velo divino serve solo per incutere un timore reverenziale che è purtroppo solo tossico rispetto al valore dell’etica di responsabilità e rispetto. e da quella tossicità che si scatenano conflitti interessi di parte e guerre di religione in senso stretto e traslato. amen faith-rid per inciso in modo molto più chiaramente dimostrato la tesi può essere ritrovata in questo libro del filosofo Eugenio Lacaldano “un’etica senza dio”, libro che ho scoperto dopo aver partorito la mia idea di Etica di valore solo senza la necessità di un qualsivoglia dio. eticasenzadio

vivere l’intersessualità di un* figli*

Condivido qui  l’esperienza di ieri sera per l’incontro fiorentino del collettivo Libere Tutte con la specificità dell’intersessualità con la presenza di intersexioni.

devo dire che sono andato pensando di sapere cosa mi aspettava dato che conosco da tempo Michela e Alessandro di intersexioni e ho avuto da loro il racconto e le spiegazioni sui temi intersex e anche ho assistito a altri interventi sul tema come all’evento Liberazione Generale 1 di Firenze l’anno scorso.
quando sono arrivato anche un po’ in ritardo per il lavoro che ho dovuto fare ieri, si era già iniziata la discussione e stava parlando una donna, mamma di una bambina intersex di 4 anni.
Il suo intervento mi ha lasciato totalmente spiazzato e mi sono immedesimato in lei, nell’interazione con la piccola, con i bambini ai giardini, con i genitori dei bambini e dei compagni.
la piccola Mxxxxxxxxa che evidentemente è stata assegnata al genere femminile ( di solito per prassi si fa così ) presenta a quanto ho capito anche caratteri sessuali maschili esterni, e non si sa bene come evolverà la sua identità, la mamma cerca di vestirla più neutra possibile ma ovviamente ha un nome femminile e le persone quando la vedono la prima cosa che chiedono è se sia un maschio, e la bimba inizia a porre la questione alla mamma “mamma ma io sono un maschio o una femmina?”.
Ho sentito su di me il peso che questa situazione porta, come l’attribuzione del genere sia un marchio per la nostra persona, come in base al genere che ti viene riconosciuto chi si pone di fronte a te entra in relazione in un modo piuttosto che in un altro, come sia un assunto fondamentale dovere essere identificato col genere per la società e per poter avere un approccio relazionale al mondo. ho sentito tutta la difficoltà di questa mamma che cerca di trovare la strada per spezzare la barriera della necessità di identificazione del genere per sua figlia con grande difficoltà, una battaglia contro il mondo.
Avere questo riporto, la visibilità di persone intersessuali che sviluppano questa loro “natura” che tipicamente  viene considerata anormale/anomala e quindi patologizzata e medicalizzata a forza, quando poi si scopre da adulti che il gioco dell’identità di genere non è strettamente ed univocamente legato alla somministrazione di ormoni che possono addomesticare la “natura” di queste persone.. come ci racconta Alessandro che fino a 17 anni ha vissuto come ragazza e poi ha interrotto la somministrazione di farmaci che gli venivano somministrati dalla nascita, per diventare l’uomo e la persona completa che è oggi.
Sentivo la necessità di condividervi questo, a volte si fa tanta teoria e teorizzazione, ma quando si tocca dal vivo e ci si immedesima sulla situazione e si conoscono le persone che vivono queste situazioni, si capisce come sia una impresa difficile vivere nel quotidiano questa dimensione.

Fabrizio

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