vivere l’intersessualità di un* figli*

Condivido qui  l’esperienza di ieri sera per l’incontro fiorentino del collettivo Libere Tutte con la specificità dell’intersessualità con la presenza di intersexioni.

devo dire che sono andato pensando di sapere cosa mi aspettava dato che conosco da tempo Michela e Alessandro di intersexioni e ho avuto da loro il racconto e le spiegazioni sui temi intersex e anche ho assistito a altri interventi sul tema come all’evento Liberazione Generale 1 di Firenze l’anno scorso.
quando sono arrivato anche un po’ in ritardo per il lavoro che ho dovuto fare ieri, si era già iniziata la discussione e stava parlando una donna, mamma di una bambina intersex di 4 anni.
Il suo intervento mi ha lasciato totalmente spiazzato e mi sono immedesimato in lei, nell’interazione con la piccola, con i bambini ai giardini, con i genitori dei bambini e dei compagni.
la piccola Mxxxxxxxxa che evidentemente è stata assegnata al genere femminile ( di solito per prassi si fa così ) presenta a quanto ho capito anche caratteri sessuali maschili esterni, e non si sa bene come evolverà la sua identità, la mamma cerca di vestirla più neutra possibile ma ovviamente ha un nome femminile e le persone quando la vedono la prima cosa che chiedono è se sia un maschio, e la bimba inizia a porre la questione alla mamma “mamma ma io sono un maschio o una femmina?”.
Ho sentito su di me il peso che questa situazione porta, come l’attribuzione del genere sia un marchio per la nostra persona, come in base al genere che ti viene riconosciuto chi si pone di fronte a te entra in relazione in un modo piuttosto che in un altro, come sia un assunto fondamentale dovere essere identificato col genere per la società e per poter avere un approccio relazionale al mondo. ho sentito tutta la difficoltà di questa mamma che cerca di trovare la strada per spezzare la barriera della necessità di identificazione del genere per sua figlia con grande difficoltà, una battaglia contro il mondo.
Avere questo riporto, la visibilità di persone intersessuali che sviluppano questa loro “natura” che tipicamente  viene considerata anormale/anomala e quindi patologizzata e medicalizzata a forza, quando poi si scopre da adulti che il gioco dell’identità di genere non è strettamente ed univocamente legato alla somministrazione di ormoni che possono addomesticare la “natura” di queste persone.. come ci racconta Alessandro che fino a 17 anni ha vissuto come ragazza e poi ha interrotto la somministrazione di farmaci che gli venivano somministrati dalla nascita, per diventare l’uomo e la persona completa che è oggi.
Sentivo la necessità di condividervi questo, a volte si fa tanta teoria e teorizzazione, ma quando si tocca dal vivo e ci si immedesima sulla situazione e si conoscono le persone che vivono queste situazioni, si capisce come sia una impresa difficile vivere nel quotidiano questa dimensione.

Fabrizio

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